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Tecnologia

Quanto costa diffondere le fake news sul web

Dove si comprano i servizi necessari per manipolare un'elezione con i social network. 55mila dollari per screditare un giornalista. Il report di Trend Micro

L'azienda di servizi e strumenti di sicurezza in rete, Trend Micro ha pubblicato nei giorni scorsi uno studio sull'"economia delle fake news".

L'economia delle fake news

Nel rapporto viene analizzato il processo, i costi, l'offerta di attività di manipolazione dell'opinione pubblica sul web, con particolare attenzione all'impiego dei social media.

Il report, "The Fake News Machine: How Propagandists Abuse the Internet and Manipulate the Public", dimostra soprattutto come un'organizzazione o un gruppo di persone motivate, con un po' di denaro da investire possa usare i social media e gli strumenti e servizi di promozione online, per attivare campagne di disinformazione efficaci.

Mercati con servizi per ogni esigenza di fake

Ci sono veri e propri mercati di offerta di tool - i noti "marketplace" di servizi nelle attività di commercio elettronico - specializzati in produzione di fake news e campagne diffamatorie.

Hanno una notevole distribuzione geografica: Cina, Russia, Medio oriente, oltre alla grande offerta dai mercati di lingua inglese.

Vendono di tutto, ci spiegano i ricercatori di Trend Micro, a prezzi ragionevoli: promozione di qualche personaggio sui social, creazione di commenti finti, manipolazione delle consultazioni online, campagne di discredito.

Inoltre, dice lo studio, non sempre servono i bot (quai software che automatizzano la simulazione di azioni libere e volontarie sul web): spesso vengono reclutate con programmi di crowdsourcing persone in carne e ossa che esercitano le attività desiderate.

Petizioni fake

Fra gli esempi di quest'ultimo tipo, il report di Trend Micro mostra un sito russo che a tariffe predefinite in base alla portata del servizio, offre la gestione di petizioni, con la partecipazione di persone vere, non di bot, su Change.org: servono 400 dollari per la firma di mille individui; mentre con 6000 dollari si mobilitano 100mila firme.


Il ciclo di manipolazione dell'opinione pubblica

La ricerca di Trend Micro spiega nel dettaglio il funzionamento di quello che definisce il "ciclo della pubblica opinione". Consiste in un processo articolato in diversi stadi, ciascuno dei quali è reso possibile da alcuni servizi disponibili in rete.

Manipolare un'elezione

Uno strumento formidabile è la fake news fabbricata come "verità", per sfruttare l'orientamento ideologico e culturale dell'audience segmentata alla quale si rivolge.

Comprare "spazi" su siti di news costruiti appositamente o diventati diffusori di fake news e posizionati bene sui motori di ricerca può costare 3000 dollari per singolo sito, poi si tratta di riempire le pagine del sito con news false che sembrino vere, per 5000 dollari al mese, supportata da una relativa campagna di promozione sui social network per altri 3000 dollari al mese.

La strategia migliore è pubblicare su questi siti molte notizie vere, per costruire una reputazione di credibilità e rendere indecifrabile la linea che divide la propaganda di contenuti legittimi.
Si possono poi comprare i repost su altri siti e i commenti che orientino favorevolmente alla linea scelta.
Con 400mila dollari, insomma, si può contribuire a influenzare la situazione politica in modo singificativo.

Screditare un giornalista scomodo

Gli analisti di Trend Micro, spiegano anche come sia possibile avviare una campagna per screditare un giornalista che dia fastidio. Serve un investimento di 55mila dollari per un giornalista popolare in rete: uno che abbia 50mila follower su Twitter, 10mila "amici" su Facebook, e capace di attirare 200 commenti per ogni articolo che pubblica sul sito della sua testata.

Basterà - secondo gli analisti di Trend Micro - una campagna di quattro settimane. Una volta a settimana si pubblica una falsa news che metta in cattiva luce il giornalista; ciascuna di queste news viene "promossa" con 50mila reteweet e like su Fb e 100mila visite dirette al post fake.
Si comprano anche dei commenti per alimentare l'illusione che sia tutto vero. Cinquecento commenti a mille dollari: per sembrare credibili gli articoli verranno corredati di 400 commenti misti: parte favorevoli, parte neutrali e parte negativi. Partendo da questa base di commenti "comprati" si genereranno circa 4000 commenti "veri".
Questa "credibilità" comprata a favore degli articoli fake prepara il terreno all'attacco diretto e violento. Con 240 dollari si avvelena un account twitter con circa 200mila follower finti, dei bot. Si generano poi migliaia di commenti negativi agli articoli del giornalista e link a news fake che sostengano la tesi dei commenti negativi. Si possono generare 10mila fra retweets e like e 25mila visite che diffondano le tesi contro il giornalista.
Ciascuna di queste azioni è un "servizio" con un prezzo - che varia a seconda della portata dell'azione.

Per un totale di 55mila dollari si è creata una rete di contenuti apparentemente frammentati e provenienti da fonti diverse che trasmettono all'utente un'impressione negativa del giornalista, che ne mina la credibilità. Quello che il giornalista ha scritto o al quale sta lavorando verrà sommerso dal rumore creato dalla campagna e sarà perlomeno messo in dubbio, se non completamente delegittimato.

Il report porta anche esempi di campagne del genere architettate contro giornalisti scomodi, per esempio in Messico.

Infine, vengono indicate le possibili contromisure per identificare le fake news e le campagna diffamatorie sui social network. Qui il progetto Full Fact che potrebbe cambiare le carte in tavola.

[The Guardian - Il Report di Trend Micro]

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Luigi Gavazzi