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Tecnologia

Netflix in Italia? Tra sette anni potrebbe essere un miraggio

Lo dice Simone Bonannini, a capo di Interoute, l’azienda che costruisce le autostrade della Rete. Ecco perché

Se siete fan o semplici curiosi di scoprire il servizio, godetevi Netflix adesso perché presto l’esperienza potrebbe non essere più la stessa. La colpa? Della lentezza della Rete, ovvero dell’impossibilità di accedere ad internet come vorremmo. Più passano gli anni, più le richieste di connessione aumentano. La tecnologia (e non solo) si basa proprio su questo: gli avanzamenti nel settore permettono di avere smartphone con schermi più definiti, computer Retina e console in grado di ottenere dati dal web. Tutto bello, tutto futuristico: ma serve più banda.

Ogni sette anni

“Non c’è alternativa alla fibra ottica. È il presente, altro che futuro” – ci confida Simone Bonannini, CEO di Interoute, l’azienda nata in Svizzera che negli anni ha costruito un’autostrada fatta di 60 mila chilometri di fibra ottica in tutto il mondo. Interoute realizza le dorsali di internet mentre gli operatori locali terminano il cosiddetto “ultimo miglio”, l’ingresso in casa dei cavi.

“Secondo le nostre statistiche ogni sette anni avviene una decuplicazione della velocità di connessione offerta agli italiani. In pratica la potenza di accesso alla rete cresce di 10 volte al settennio. Prima il modem a 56 Kb, poi l’Adsl, sette anni dopo l’Adsl a 7 mega, più tardi il picco dei 20-30 mega e in alcune città la fibra a 100 mega”. Qual è allora il problema? Tra sette anni avremo una velocità di accesso ancora migliore, così da scaricare e fare streaming di contenuti con velocità maggiore. No, non è proprio così.

Nostalgia 2000

“Agli albori del 2000 l’Italia era leader nel campo della telefonia mobile, con il primo e il terzo operatore mobile al mondo (Tim e Omnitel). Dal 4G qualcosa è cambiato. L’LTE ha bisogno di cavi in fibra alla base di ogni torre o ripetitore, un costo che devono supportare le singole compagnie. Quando arriverà il 5G si avrà una frammentazione anche maggiore per il bisogno di sviluppare le celle in verticale e ridurre il numero di clienti serviti con ognuna. Il fatto è che gli operatori italiani, che sempre di più si stanno trasformando in gestori globali, sono pieni di debiti e non hanno la forza economica per sostenere la trasformazione tecnologica del paese. La cura? Un ente pubblico che gestisca tutto, dall’ammodernamento delle infrastrutture all'assegnazione di licenze e frequenze".

Il segreto del successo

Una chiave del successo sarebbe la cosiddetta fibra “spenta”, cioè la copertura nazionale di cavi che fisicamente raggiungono tutte le città e i punti nevralgici ma che non sono attivi; un’operazione che spetterebbe poi alle aziende che abilitano la rete. A quel punto ci sarebbe concorrenza solo nella gamma di prodotti e non nella possibilità di accesso, ora preclusa a molti. Insomma se il vostro operatore non copre con il 4G la zona in cui abitate è anche un po’ colpa sua, ma anche dell’assenza di un organismo centrale che faciliti l’adeguamento necessario delle infrastrutture.

Questione Netflix

Secondo Interoute Netflix sarà l’occasione migliore per far capire al Paese che c’è bisogno di smuovere le acque. “All’inizio vedremo i contenuti senza grosse difficoltà – continua Bonannini -grazie alla funzione fiber-to-the-cabinet (FTTCab), con cui Telecom e Fastweb dicono di portare la fibra dentro casa, anche se in realtà arrivano fino ad una cabina esterna globale da cui partono i collegamenti. Lavorando in maniera asimmetrica (solo in download) Netflix continuerà a funzionare ma quando quella cabina invece di servire 5 clienti, che necessitano di 80 mega, dovrà fornire connessione a centinaia o migliaia, si comincerà ad avvertire un rallentamento che potrà essere colmato solo con la connessione in fibra diretta, sotto ogni appartamento”.

Reed Hastings, fondatore e CEO del servizio di streaming, ha detto che in sette anni vuole conquistare un terzo delle famiglie italiane, oltre 8 milioni di clienti. Un arco di tempo in cui si dovrà fare qualcosa perché il numero non venga citato solo per ricordare un sogno mai realizzato.  

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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