Google Music Timeline, la storia della musica moderna secondo Big G
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Google Music Timeline, la storia della musica moderna secondo Big G

Google lancia un tool che consente di esplorare la storia della musica a seconda dei generi musicali e della loro popolarità. Ma l'obiettivo vero è pubblicizzare Google Play Music e contrastare Spotify

È possibile quantificarela musica? Riformulo la domanda: è possibile, in qualche modo, quantificare la popolarità che i diversi generimusicali hanno incontrato nel corso del tempo, così da stilare una sorta di cronologia illustrata delle varie tendenze musicali?

È una domanda a cui hanno cercato di rispondere in molti, nello specifico società come Echonest , che analizza tonnellate di dati musicali ogni giorno per fornire l’infrastruttura su cui si basano tra gli altri Spotify e Rdio, e servizi come Pandora , che da anni studiano nuovi sistemi per individuare i tratti contraddistinguenti di ogni genere in modo da fornire agli utenti consigli musicali sempre più personalizzati.

Ora, a questa lista va ad aggiungersi Google che nella giornata di ieri ha lanciato un interessante servizio chiamato Music Timeline . A una prima occhiata, MT appare come un variopinto grafico che ha sull’ascisse l’arco temporale compreso tra il 1950 e oggi, mentre sull’ordinata viene quantificata la popolarità di ogni singolo genre. È interessante vedere come gli anni '50 siano dominati dal Blues e dal Jazz, mentre a partire dagli anni ’60 cominciano a diffondersi in maniera esponenziale il Pop, il Rock, e quindi in seguito il Metal, l’Hip-Hop, il Punk e quel calderone informe che viene impropriamente etichettato come Alternative/Indie.

Tuttavia, basta dare una scorsa alla sezione About , per capire quanto il grafico di Google sia essenzialmente falsato .

Music Timeline mostra un saliscendi di generi musicali, basato su quanti utenti di Google Play hanno un artista o un particolare album nella loro libreria musicale, e su altri dati (come ad esempio la data d’uscita di un disco). Ogni fascia sul grafico rappresenta un genere; lo spessore della fascia ti dice grossomodo quanto sia popolare un tipo di musica pubblicata in certo anno nell’ambito di un certo genere.

In parole povere: il grafico non illustra la popolarità di un dato genere nell’epoca in cui ha avuto il suo exploit, bensì la popolarità che quel genere, e con esso gli artisti e gli album pubblicati nei diversi anni, hanno ai giorni nostri. Un valore reso ancora meno attendibile dal fatto che si basa unicamente sulle preferenze degli utenti Google Play che sono una fetta piuttosto ristretta dell’utenza streaming, soprattutto se paragonati ai 24 milioni di utenti contati da Spotify. Senza considerare che i dati a cui attinge il servizio non rispecchiano quello che gli utenti effettivamente ascoltano, ma solo i dischi che hanno nelle loro librerie.

Insomma, se l’obiettivo di Google era quello descritto all’inizio, ossia creare una sorta di cronologia dei generi musicali basata sulla popolarità, allora possiamo concludere che non solo non è stato raggiunto, non è stato nemmeno posto al centro del mirino.

Non serve essere critici musicali per capire che Music Timeline è poco più di un passatempo divertente, che consente tra le altre cose di isolare dischi e artisti specifici per valutare la loro popolarità presso gli ascoltatori Google. Ma è comunque chiaro che questo servizio, più che aiutare il faticoso processo della catalogazione musicale contemporanea, è stato ideato probabilmente con il proposito  di pubblicizzare una piattaforma, Google Play Music , che di qui a qualche giorno dovrà fronteggiare la competizione di due pezzi da novanta come la nuova versione web di Spotify senza limiti di tempo e il nuovo, incensatissimo Beats Music.

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Fabio Deotto