Google manda in pensione i risultati sottolineati
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Tecnologia

Google manda in pensione i risultati sottolineati

Diciotto anni dopo Mountain View sceglie una via più pulita e contemporanea per mostrare le risposte delle ricerche

Ci sono piccoli gesti che ripetiamo di continuo, abitudini scolpite nel nostro quotidiano, dettagli a cui non facciamo nessun caso. Per esempio, ogni giorno, più volte al giorno, interroghiamo Google per curiosità o necessità. E otteniamo un elenco di risultati ben visibili, che scorriamo in fretta. Ecco, da oggi i risultati non sono più gli stessi. O meglio: il contenuto è identico, ma si presentano in modo leggermente diverso. Cambia la forma, non la sostanza: la prima riga, quella principale, quella che di più attira la nostra attenzione, non è più sottolineata.

Non è un cambiamento epocale, ci mancherebbe, ma resta significativo visto che dal 1996 a oggi, Mountain View non si era mai permessa di ritoccare l’impatto visivo di ciò che le ha fatto fare fortuna nel tempo e diversificare il suo business fino a includere termostati e auto smaniose di guidarsi da sole.

E non è l’unica modifica: «Abbiamo aumentato la dimensione dei titoli dei risultati» commenta il capo dei designer di Google, Jon Wiley, che motiva questa scelta: «Aumenta la visibilità e crea, nel complesso, un look più pulito». Insomma, il motivo è in prima battuta estetico: quelle sottolineature marcate sono ormai fuori tempo, appartengono alla prima era della rete. Quella in cui un link doveva essere evidente per segnalare a occhi e puntatori inesperti dove bisognava cliccare. Quella in cui la parola ipertesto, la possibilità di spezzare la narrazione, viaggiare tra collegamenti, eccitava commentatori analogici che per la prima volta mettevano il naso nel digitale.

Ora la musica è cambiata, l’interfaccia touch di smartphone e tablet ci ha insegnato che tutto ha un altrove a portata di dito. E soprattutto, abbiamo lo stesso passo della tecnologia, almeno dei suoi fondamentali. Insomma, sappiamo come si fa ad aprire un risultato di un motore di ricerca. Non scivoliamo dunque sulle solite trappole della nostalgia facile, lasciamo che Google si goda il suo piccolo grande lifting. Anche se è in ottima forma, magari sentiva un po’ i segni del tempo. Succede, quando sul web si raggiunge la maggiore età.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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