Google 'Death': che ne sarà dei tuoi dati quando morirai?
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Google 'Death': che ne sarà dei tuoi dati quando morirai?

Si chiama Inactive Account Manager ed è un sistema di regole che permette a tutti gli utenti della grande G di consegnare ai propri cari (o a una lista di contatti selezionati) un vero e proprio testamento digitale

Qualcuno lo ha già ribattezzato "Google Death", quasi a sottolineare il lato macabro del servizio. In realtà Inactive Account Manager, questo il vero nome della nuova iniziativa targata Mountain View, tocca un aspetto che ciascuno di noi – fatti i debiti scongiuri - dovrebbe prendere in considerazione, quello del testamento digitale.

Ovvero: dove andranno i nostri dati quando non ci saremo più? Che ne sarà delle nostre mail, delle nostre foto caricate sui social e dei nostri documenti archiviati nel cloud quando passeremo a miglior vita? Insomma, non giriamoci intorno, la morte è (insieme alle tasse) l’unica cosa cui non si può sfuggire. E allora, forse, bisognerebbe pensare anzi tempo a chi consegnare le chiavi dei nostri preziosi archivi digitali nel momento in cui non saremo più su questo Pianeta.

Google un’idea ce l’avrebbe. Si chiama appunto Inactive Account Manager ed è in buona sostanza un tool che permette ad ogni utente loggato su Gmail di trasmettere post mortem i propri dati confidenziali (password comprese) a familiari o amici intimi.

Funziona così: si stabilisce un periodo massimo di inattività dell’account (3,6, 9 o 12 mesi) al termine del quale l’utente riceverà un avviso; se dopo un mese non verrà registrata alcuna azione Google considererà l’account inattivo e procederà a trasmettere una notifica come quella che vedete qui sotto a una lista di contatti selezionati (fino a un massimo di 10).

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In alternativa si può anche chiedere a Google di cancellare l’account (e tutti i dati associati), ma solo per ciò che riguarda gli account Google e tutti i servizi associati (YouTube, Picasa, Blogger, Google Voice e via dicendo). Per profili di altro tipo (vedi Facebook) bisognerà provvedere in separata sede.

Google non lo dice ma ovviamente esiste una terza via – per così dire più analogica – per risolvere il problema. Quella di stampare, uno a uno, tutti i documenti e i contenuti più preziosi per conservarli in una grande scatola di cartone. Proprio come facevano i nostri nonni.

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Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

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