L’email non è morta (e forse non morirà mai)
iStock
Tecnologia

L’email non è morta (e forse non morirà mai)

Difficile da gestire, insicura, pericolosa. Eppure insostituibile. Ecco perché la posta elettronica continuerà a vivere ancora per molti anni

Al di là di come la si pensi sul piano etico e politico, il cosiddetto Russiagate pone alcune legittime perplessità circa il futuro di quello che, almeno fino ad oggi, è stato lo standard ufficiale delle nostre comunicazioni digitali: l’email.

I fatti parlano chiaro. La facilità con cui la casella di posta elettronica del figlio di Donald Trump (e ancor prima quella della candidata democratica Hillary Clinton) è stata violata, è solo l’ultimo caso eclatante a sostegno della tesi secondo cui la posta elettronica sia in fin dei conti il sistema più insicuro e inaffidabile per comunicare via Internet.

Tempo di passare a piattaforme più sicure?

Se nemmeno i due candidati alla Casa Bianca sono stati in grado di proteggere le proprie comunicazioni, allora significa che nessuno può sentirsi realmente al riparo. E che forse è davvero arrivato il momento di migrare verso quelle piattaforme blindate - WhatsApp, iMessage, Telegram, Messenger - che già oggi utilizziamo per la messaggistica istantanea.

"Se volessimo guardare la cosa con buon senso", scrive Fahrad Manjoo sulle pagine del New York Times, "vien facile credere che lo scandalo che ha coinvolto il presidente Trump sia l’ultimo chiodo nella bara dell’email come strumento ufficiale per la comunicazione. Nel business e nella politica molte persone stanno già passando ad altri metodi, dagli strumenti aziendali basati su cloud come Slack ad applicazioni come Signal, che promettono la discrezione di uno spymaster, e che consentono l'eliminazione automatica e la crittografia; non sono strumenti completamente inviolabili (ma in fondo nessuno strumento lo è), ma rispetto alla posta elettronica sono comunque una fortezza".

Uno strumento comunque insostituibile

Le criticità - ormai acclarate - a livello di sicurezza, non devono però farci ignorare tutti i “meriti” che hanno consentito all’email di resistere per quasi 50 anni a tutte le altre forme di conversazione digitale. L’email rappresenta ancora l’ufficialità, la comunicazione in veste formale, in alcuni casi è anche l’unica alternativa digitale al documento. Ed è l’unico strumento che - almeno formalmente - è slegato dal tempo reale.

“Mandami un’email”, diciamo spesso ( e ci sentiamo dire). Una frase nella quale c’è tutto o quasi quello che ci lega ancora a questo mezzo: l’email come prova inconfutabile delle nostre intenzioni (e di quelle altrui) ma anche come strumento di slow reading per prendersi il proprio tempo per analizzare un contenuto nei tempi e nei modi più opportuni. Insomma, nell’epoca delle notifiche compulsive e delle doppie spunte, l’idea di un media che non ci obbliga a rispondere all'istante fa ancora comodo.

Quando la conversazione diventa storia

C’è un altro aspetto, poi, che merita di essere sottolineato. Ed il valore davvero unico che questo strumento è in grado di apportare a livello “narrativo”. In un gruppo di email, quello che in gergo si chiama thread, c’è tutta la storia di una comunicazione, di un progetto, a volte persino di un rapporto. L’oggetto di una mail non è solo il riassunto del suo contenuto, ma l’etichetta di un archivio contenente tante conversazioni tutte legate fra di loro. Una storia a puntate che spesso abbiamo bisogno di rileggere, rianalizzare, riconfrontare.

Gli utilizzatori di posta? In continuo aumento

Tutti questi aspetti ci fanno capire perché, nel 2017, il tasso di utilizzo della posta elettronica sia tutt’altro che in declino. Dai 2,6 miliardi di utenti nel 2015, spiega in un report molto dettagliato l’analista Radicati, passeremo ai 2,9 miliardi nel 2019. Un numero superiore a quello di qualsiasi social network di successo, Facebook compreso.

Gli utenti aumentano perché riconoscono nella mail uno strumento unico, per certi versi insostituibile. Ma anche perché hanno bisogno di avere un punto di riferimento univoco all'interno della propria vita digitale. Aprire un account Gmail non significa solo entrare nella posta di Google, ma accreditarsi per tutti i vari servizi offerti da Mountain View, dalla sincronizzazione della rubrica ai Google Documents, da Google Drive a Chrome.

Chiudere un account di posta elettronica oggi significherebbe di fatto tagliare i ponti con tutto questo e molto di più. Un sacrificio difficile da sostenere, anche dinnanzi alla prospettiva di una comunicazione più sicura.

I più letti

avatar-icon

Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

Read More