Android sale a bordo di Audi per sfidare Apple
Ufficio stampa Audi
Tecnologia

Android sale a bordo di Audi per sfidare Apple

Al Ces di Las Vegas sarà presentato il sistema figlio dell'alleanza tra Google e la casa tedesca

C’è già una data, vicinissima: il 6 gennaio. Alle 20.30 secondo il fuso orario del Nevada, poco prima dell’alba (la differenza è di nove ore) in Italia. Sarà allora che Rupert Stadler, ceo di Audi, salirà sul palco del Cosmopolitan Chelsea Theater per annunciare le novità della partnership con Google. Per raccontare al mondo come e perché il sistema operativo mobile di tavolette e telefonini più diffuso al mondo, Android, diventerà il cuore dei servizi interattivi e d’intrattenimento delle prossime vetture della casa tedesca. Si trasformerà nel passepartout per la musica, i film, la navigazione, la messaggistica di bordo.

La notizia doveva essere uno dei piatti forti del Ces, la fiera della tecnologia più importante al mondo in programma la settimana prossima a Las Vegas. Ma la solita incontenibile gola profonda ha preferito guastare la festa svelando la sorpresa oppure, strategicamente, facendo schizzare in alto il livello d’attesa e le aspettative sui dettagli dell’operazione. Di sicuro la prospettiva non è di poco conto: le quattro ruote saranno il prossimo terreno di lotta tra i colossi tecnologici. Una miniera ad alto potenziale con generosi margini, visto che ogni anno le auto vendute sono oltre 80 milioni e il segmento del lusso ha sempre fame di sperimentazioni, di chicche da offrire a una clientela con uno spiccato gusto per l’ultimissimo optional e una scarsa attitudine al risparmio.

Quella di Google, a ben vedere, è una contromossa. La prima ad agire è stata la Apple, che mesi fa ha presentato il suo «iOS on the car»: una serie di servizi avanzati a misura d’abitacolo. Su tutti, la possibilità di utilizzare Siri, e la sua dote d’intelligente ed eclettica assistente vocale, per dettare sms, far partire canzoni, segnare appuntamenti, agevolare un vasto corollario di opportunità a portata di parola, che rendono superfluo distogliere gli occhi dal volante o trafficare con rotelle e pulsantini. Un meccanismo che ha fatto guadagnare a Cupertino i consensi di realtà del calibro di Bmw, General Motors e Honda.

Audi è invece pronta a essere il portabandiera del partito di Google, che gioca chiaramente (e intelligentemente) su un doppio fronte. Da una parte manda avanti l’ambizioso progetto dell’auto che si guida da sola, in arrivo sul mercato nel 2018. Dall’altro, nel frattempo, accresce i muscoli di Android ampliandone il campo, le modalità, gli ambiti d’applicazione. Già, perché il succo dell’annuncio del Ces è che il nuovo sistema di entertainment e comunicazione non dovrebbe passare da un telefonino o un tablet, ma diventare un requisito di serie, endogeno a una vettura già autonomamente connessa a internet tramite una sim. Detto ancora meglio: io posso avere un iPhone o un Windows Phone, mentre la mia auto batte bandiera Android.

Altri produttori, peraltro, potrebbero presto annunciare il loro interesse, la loro adesione. Magari quelli che con Mountain View hanno una partnership di lungo corso. Su tutti Toyota, che usa le mappe del motore di ricerca da oltre un lustro. Di sicuro un contributo all'operazione lo darà il colosso dei processori Nvidia, sensato interprete di questa transumanza della meccanica verso la tecnologia. Lo stesso Ces ne sarà prova fedele: Bmw e Ford hanno in cantiere annunci e dimostrazioni di vetture in grado, ancora per brevi tratti e in condizioni favorevoli, di guidarsi da sole, ottimizzare le fasi del parcheggio o, in prospettiva, di accorgersi se chi è al volante rischia un colpo di sonno o sta avendo qualche deficit d'attenzione.

Senza volare troppo avanti con gli sviluppi del settore (e, forse, con la fantasia), è evidente che Google, Apple, la stessa Microsoft, scalpitano per uscire dai loro classici terreni di competenza – pc, telefonini, tablet – per invadere settori adiacenti. E le automobili che stanno diventando computer in movimento connessi a internet, ingombri a parte, non sono poi così diversi dagli smartphone.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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