Il bambino che respira... grazie a una stampante 3D
Tecnologia

Il bambino che respira... grazie a una stampante 3D

L’incredibile storia di Kaiba Gionfriddo, il neonato salvato da un collasso delle vie respiratorie grazie a un bronco artificiale costruito con una stampante tridimensionale

Le stampanti 3D ci uccideranno? Se lo chiedono in molti dopo aver appreso della prima pistola realizzata totalmente con una stampante tridimensionale casalinga . Se i dubbi per un utilizzo sconsiderato della tecnologia si fanno sempre più incalzanti va anche detto che gli esempi più nobili se non addirittura “benefici” non mancano.

L’ultimo caso ci arriva dagli Stati Uniti, e vede come protagonista un neonato che è stato letteralmente strappato alla morte grazie a un componente costruito con una stampante 3D.

Kaiba Gionfriddo, questo il nome del piccolo protagonista della vicenda, soffre di tracheobroncomalacia, una rara patologia delle vie respiratorie che di fatto impedisce il regolare deflusso dell'ossigeno ai polmoni. Una condizione che lo ha portato a subire alla tenera età di sei settimane una delicatissima operazione a seguito di collasso di uno dei bronchi.

Per riportare Kabia alle normali attività respiratoria, il dottor Glenn Green, professore associato di otorinolaringoiatria presso l'Università del Michigan, e il dottor Scott Hollister, professore di ingegneria biomedica presso la stessa Università, hanno inserito un piccola stecca all'interno di uno dei segmenti bronchiali del polmone sinistro del piccolo paziente; un componente – e qui sta l’eccezionalità della notizia, interamente realizzato grazie alla stampa in 3D.

L’intervento è stato eseguito il 9 febbraio dello scorso anno ed è stato descritto in modo molto meticoloso dal New England Journal of Medicine. I due specialisti, si legge dall'abstract della pubblicazione, si sono basati su una TAC del suo tratto respiratorio del piccolo paziente per creare un modello dello slint. Attraverso una speciale stampante 3D hanno quindi creato in poche ore l’elemento da impiantare sui bronchi una volta ottenuto il nulla osta di emergenza dalla Food and Drug Administration americana.

Un intervento perfettamente riuscito che ha permesso al piccolo (che oggi ha 20 mesi ) di tornare a respirare in modo autonomo (cioè senza respiratore artificiale) già dopo tre settimane dall'operazione.

Decisiva ai fini dell’intervente la composizione del supporto artificiale, realizzato nella fattispecie in policaprolattone, un polimero sintetico biodegradabile destinato a essere riassorbito dall’organismo in circa 3 anni. Un periodo sufficiente, assicurano i medici, affinché le vie respiratorie di Kaiba si sviluppino completamente, in modo da non aver più alcun bisogno di qualsiasi ausilio artificiale.

 

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Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

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