Google Maps, ecco perché ci dice la verità
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Google Maps, ecco perché ci dice la verità

Si chiama Truth Ground ed è il cuore del sistema di raccolta dei dati che sta alla base della cartografia di Mountain View. Forse l'arma più raffinata costruita negli anni dal colosso californiano per battere la concorrenza degli altri navigatori. E di quelli che verranno...

Cosa fa di Google Maps il più ricco, accurato e utile strumento di navigazione che si sia mai visto sul Web? La risposta ce la danno Manik Gumpta e Brian McClendon, due delle colonne portanti dell’ingegneria di Google, in un’intervista rilasciata questa settimana all’Atlantic.

È la prima volta, di fatto, che Google svela i segreti più intimi (o una parte di essi) delle sue mappe digitali e in particolare di Ground Truth, il cuore della tecnologia di raccolta dei dati. E il tempismo, naturalmente, non è casuale.

Con l’uscita del nuovo iPhone 5 , il primo telefonino di Apple equipaggiato con un sistema di mappe proprietarie alternativo a Google Maps, è facile credere che qualcuno, dai piani alti di Mountain View, abbia voluto ricordare a tutti che non esiste società al mondo che può tenerle testa nell’arte complessa e raffinatissima della georeferenziazione planetaria. Come dire che Apple, o chi per essa, deve farne di strada - letteralmente - per arrivare a certi livelli.

Come funziona il "piano della verità"

Tutto ruota intorno a Truth Ground, quindi, il cuore del sistema di raccolta dei dati che dal 2005 sta alla base – tra le altre cose – di Street View. Non solo una tecnologia che recepisce le foto scattate sulle strade di tutto il mondo dalle ormai leggendarie Google Cars, ma un vero e proprio algoritmo intelligente in grado di analizzare i dettagli delle immagini per estrapolarne le informazioni chiave, comprese quelle per la circolazione del traffico.

Google, sottolinea in un altro articolo BBC News, analizza le immagini per identificare i segnali stradali, i limiti di velocità, gli indirizzi, i nomi commerciali, le precedenze agli incroci e altre informazioni. E si assicura, attraverso una serie di operatori che non ci siano errori prima che i dati vengano incorporati nelle mappe. Ma non solo. Google tiene conto anche dei problemi segnalati dagli utenti attraverso il tasto Segnala un problema (è il caso, tipico, di una strada che diventa a senso unico) correggendo tutte le imperfezioni residue. Il tutto – e qui sta forse l’aspetto più sorprendente – nel giro di pochi di minuti.

Fatte le debite proporzioni, ci sono molte analogie fra il principio di funzionamento di Truth Ground e i cosiddetti spider sul quale Google ha costruito il suo fortunato motore di ricerca. Ogni strada, in fondo, è un po’ come un contenuto presente sul Web: un elemento ricco di informazioni da estrapolare, ordinare e rendere disponibili per gli utenti.

L'importanza del fattore umano

In realtà, sottolinea sempre The Atlantic, il principio di funzionamento di Truth Ground è più simile a quello di un altro servizio di Mountain View, Google Translate. Ciò che fa di Google Maps uno strumento così accurato non è infatti solo l’automazione che distilla i dati presenti in una fotografia ma la ricombinazione con l’intelligenza umana: lo staff di Google, in pratica, ha codificato ogni bit della logica delle strade su una rappresentazione del mondo cosicché i computer possano “semplicemente” duplicare (infinitamente e istantaneamente) il giudizio già espresso da un essere umano.

Certo la geografia del Pianeta Terra è decisamente più eterogenea di qualsiasi altra realtà, Web compreso. E in fondo Google ha mappato finora solo una parte della geografia del globo.

Ma il dado è tratto. Venti milioni di indirizzi degli Stati Uniti e di altre 30 nazioni sono stati già mappati al millimetro, il resto lo vedremo nei prossimi 50 anni, quando Google sguinzaglierà tutta una serie di macchine auto-guidate (dalle sue stesse mappe!) per scandagliare ogni angolo del Pianeta. In fondo i dati geografici stanno diventando uno dei valori più tangibili del business del colosso californiano. Quelli che arricchiranno tutto il suo sterminato patrimonio di informazioni per creare la più sorprendente esperienza di realtà aumentata.

Ce ne accorgeremo quel giorno – nemmeno troppo lontano – in cui indosseremo Project Glass , gli occhiali che ci mostreranno il mondo come non lo abbiamo mai visto.

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Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

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