Ecco come saranno pc e tablet tra cinque anni (e tra cinque mesi)
Tecnologia

Ecco come saranno pc e tablet tra cinque anni (e tra cinque mesi)

Un anticipo di futuro arriva da Research@Intel, l'annuale kermesse dell'azienda californiana dedicata alla ricerca

da San Francisco

Per immaginare il futuro, il presente è un parametro non proprio affidabile. Per dire: nel 1997 in pochissimi erano in grado di prevedere che la stessa potenza di un computer racchiuso allora in un’enorme stanza intera, oggi sarebbe stato disponibile nello spazio minimo di in un notebook di ultima generazione. Uno di quelli che portiamo tutti i giorni nello zaino. Ecco perché è possibile credere che tra qualche anno saranno compiute altre rivoluzioni. Che pc e tablet ci ascolteranno, ci capiranno, riconosceranno il nostro volto, interagiranno con noi in maniera del tutto inedita, con un salto di qualità evidente rispetto ai confini attuali.

La scommessa è di Intel, il colosso californiano dei microprocessori, che ogni anno organizza «Research@Intel», una kermesse in cui frulla il meglio uscito dai suoi blasonati Labs di Santa Clara, dove sperimenta la tecnologia che verrà, e lo presenta alla stampa. Un evento che Panorama.it sta seguendo in esclusiva per l’Italia e dove la parola chiave, anzi le parole chiave, sono due: «perceptual computing». «I computer non hanno occhi, orecchie. La nostra missione è dargliele. Arricchirli con i sensi» ci spiega Anil Nanduri, responsabile di prodotti e soluzioni del progetto. «Finora» continua «gli input classici sono stati mouse e tastiere. Nei prossimi anni vogliamo dare vita a un’interazione con le macchine che sia naturale, intuitiva, che cioè non abbia bisogno di nessun manuale d’istruzioni. E immersiva, che cioè circondi l’utente».

Per spiegare meglio cosa intende, Anil Nanduri ci mostra il video di un rospo a cui viene messo sotto il naso un telefonino con il gioco «Ant Smasher», quello in cui occorre schiacciare delle formiche con le dita. Il rospo non si accorge che si tratta di una finzione, di uno schermo, e comincia a colpirle con implacabile perizia con la lingua. «Ecco come sarà il perceptual computing: un’esperienza immediata, totale». Il tempo perché questo processo sia portato a termine è di cinque anni, ma Intel ha individuato delle tappe intermedie e dei primi passi che saranno compiuti già quest’anno. Nei prossimi mesi, infatti, arriverà sul mercato la «Senz3D» della Creative, una camera che riconosce voci e movimenti dell'utente e con una serie di applicazioni già pronte all’uso. E, prevede Nanduri, nella seconda parte del 2014 un sistema del genere non sarà più esterno, ma sarà presente di serie su pc da tavolo, portatili, tablet, più avanti non è escluso smartphone («dipende dalla potenza di calcolo che raggiungeranno» precisa il ricercatore della Intel).

Siri più Kinect? Molto di più. Teoria e tempi a parte, cosa si può fare con il perceptual computing? Prima di tutto stravolgere il concetto di password così come lo intendiamo oggi. Niente codici da digitare e da ricordare, niente più combinazioni scontate come «1234» e «123456» (rispettivamente la prima e la seconda password più usate negli Stati Uniti), «perché» dice Nanduri «la password siamo noi. Il pc riconosce il nostro volto e ci fa entrare subito, dandoci accesso all’account Facebook, a quello di posta, volendo, con altre procedure rinforzate come l’uso della voce, al conto in banca». E ogni account sul computer è legato al singolo utente, così se ci sono utilizzatori multipli ognuno avrà visibili le sue informazioni ma non quelle degli altri. E da quanto emerso durante la presentazione, è possibile immaginare come l’intenzione sia quella di andare parecchio oltre: di sfruttare questi meccanismi per rilevare lo stato di salute e il battito cardiaco di chi sta seduto davanti al computer, di rendere possibili traduzioni in tempo reale – il modello è: io parlo in italiano, il mio interlocutore nella sua lingua madre, per esempio il cinese, ed entrambi ci capiamo al volo – ma anche di dialogare con gli oggetti. E dunque attivare a distanza la macchina per il caffè, il forno, la lavatrice e così via. La famosa interne delle cose, integrata in un sistema completo ma non complesso.

Anche sul fronte dei pagamenti il perceptual computing ha un ruolo interessante. Ogni pc potrà essere una sorta di Pos: basterà avvicinargli la nostra carta per pagare con velocità e sicurezza ogni acquisto on line, senza dover compilare lunghi moduli. Poi c’è la realtà aumentata, che nelle demo di Intel fa un ulteriore salto di qualità rispetto a quanto siamo abituati a vedere oggi: non solo gli oggetti saltano fuori da un libro o da qualsiasi altri oggetto predisposto per questa tecnologia, ma hanno una vita a sé, dunque è possibile continuare a usarli autonomamente. Per esempio: da una pagina vola fuori una farfalla, possiamo giocarci a lungo. Un bel passatempo per i bambini. Che potranno sperimentare forme di approfondimento, di e-learning decisamente più evoluto e interattivo di quello che oggi possiamo raggiungere.

Chiaro il salto di qualità nei giochi, ma altrettanto nella robotica. Il perceptual computing riesce a rilevare non solo il movimento delle mani, ma di ogni singola articolazione delle dita. Così si potrà guidare un robot a distanza e utilizzarlo in applicazioni sempre più complicate e raffinate: dalla medicina, all'esplorazione di ambienti estremi. Il tutto, si diceva, dovrebbe essere disponibile in maniera matura in circa cinque anni, ma qualcosa già si vedrà alla fine del 2013 con l’arrivo della prima 3D Camera su ampia scala, da collegare via Usb al computer. Un prodotto che sarà lanciato con più forza sul mercato grazie a partnership con grandi produttori come Dell e Lenovo.

«Non bisogna mai dimenticare» conclude Nanduri «che si tratta di un work in progress, in cui si rivelerà fondamentale il ruolo degli sviluppatori, chiamati a dare contributi sostanziosi in termine di innovazione. Riusciremo a fare tutto quello che ci stiamo ripromettendo oggi? Quello che so è che il futuro si costruisce cominciando a sognarlo».

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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