Tecnologia

E se i droni diventassero la nuova arma dell’Isis?

Sempre più potenti, facili da usare, economici. Ecco perché i droni rappresentano un rischio reale nella lotta al terrorismo

I droni? Per qualcuno sono solo dei giocattoli sofisticati per bambini cresciutelli, per qualcun altro il supporto che cambierà il nostro modo di fare foto e video. Ma c'è anche chi pensa che nelle mani sbagliate - ad esempio quelle di un terrorista -  questi oggetti possano diventare un'arma letale.

A lanciare l’allarme è Brett Velicovich, veterano dell’esercito americano, che in un commento apparso su Defense One dal titolo abbastanza eloquente - I cold kill you with a consumer drone (letteralmente "Potrei uccidervi usando un drone non professionale") – spiega come e perché il limite che separa un drone commerciale da un uso potenzialmente devastante sia in verità piuttosto sottile.

Guardano, tracciano e scaricano. Senza essere visti

Un semplice drone acquistato in un qualsiasi negozio può arrivare ad altezze elevate in pochi secondi spingendosi fino a una decina di chilomiteri di distanza senza che nessuno se ne accorga, spiega l’ex militare.

Ma non solo. I modelli di ultima generazione possono fare anche di più: ad esempio tracciare - ovvero seguire in modo autonomo e continuativo - un veicolo o una persona. E con una piccola modifica possono anche caricare e scaricare un carico di oltre un kg di peso, potenzialmente granate, bombe, agenti chimici.

Gadget di tendenza, anche fra i terroristi

Ma qual è ad oggi la vera entità del problema, se di problema si può parlare? Secondo IntelCenter, una delle realtà di analisi più attente alle misure antiterroristiche, l’uso dei droni da parte di organizzazioni terroristiche, è cresciuto in maniera significativa negli ultimi tre anni. Solo nel 2016, per citare un dato, il numero di filmati aerei registrati tramite droni è aumenato del 454% rispetto all’anno precedente. A girarli sarebbero almeno 15 differenti gruppi terroristici, questi almeno quelli accertati.

L’evoluzione non riguarda solo il numero di registrazioni ma anche la modalità d’impiego di questi mezzi: dalla semplice ricognizione aerea delle aree di guerra si è passati a un vero e proprio coordinamento degli attacchi guidati dagli "occhi" dei quadricotteri. 

I governi? Farebbero bene a porsi il problema

La qualità sempre più elevata, ma anche la diffusione e i costi tutto sommato accessibili di questi oggetti non fanno che aggravare la situazione: i droni, anche quelli di buona qualità costano qualche centinaia di euro. Non è un caso che solo nel 2016 il numero di droni negli Stati Uniti sia più che raddoppiato.

Credo che il governo americano debba preoccuparsi, conclude Velicovich. So come questi oggetti possono essere modificati per certi fini e posso dirvi che il problema può diventare più grande di quello che si possa pensare. E in tempi rapidi.

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Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

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