Alluvione in Sardegna: servirebbero i droni
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Tecnologia

Alluvione in Sardegna: servirebbero i droni

Non solo armi di distruzione ma anche di soccorso in grado di portare viveri e i primi aiuti. Ma le istituzioni (anche sull'isola) li snobanno - Lo speciale sull'alluvione

Fin dal primo momento, non senza motivo, i droni sono stati visti come strumenti utili a porre fine alla vita. Arruolati in Medio Oriente e in Pakistan dal governo statunitense, hanno sorvolato deserti e montagne, scovando nascondigli segreti e sparando ed esplodendo, per uccidere i nemici. Eppure i droni potrebbero essere utilizzati anche a fin di bene, anzi la speranza è che in futuro servano proprio a questo. L’idea, applicabile anche alla Sardegna, viene da Nelson Paez, CEO di DreamHammer , una software house che ha tra i suoi prodotti Ballista, un sistema operativo open-source che serve a comandare i più svariati dispositivi tecnologici, tra cui i droni.

Ballista viene già utilizzato per controllare centinaia di aerei senza pilota, grazie a 126 contratti governativi in tutto il mondo. Il punto di vista di Paez è chiaro: “Se pensiamo che le automobili servano solo per trasportare persone da un punto all’altro ci si sbaglia. Il problema con i droni è che l’opinione pubblica (anche i media ndr.) pensi che siano utili solo per uccidere, ignorando il resto dei loro usi”. È per questo che Paez ha intenzione di inviare decine di droni nelle Filippine per aiutare i soccorsi. Una storia che potrebbe essere utilizzata anche per la Sardegna. Vediamo come.

Prima di tutto qui parliamo di ultraleggeri (ad esempio quadricotteri) ovvero di quegli aerei che non vengono utilizzati in ambito militare, simili (ma solo per denominazione) a quelli che si possono trovare sul mercato consumer. Dotati di una telecamera termica, i droni possono rilevare la presenza, o meno, di sopravvissuti in zone colpite da eventi naturali, come l’alluvione in Sardegna. Dove non posso arrivare gli uomini con i propri mezzi (si pensi a mezzi di soccorso aerei, terrestri e pattuglie a piedi) può arrivare un drone che, comandato da una certa distanza e monitorato su schermo in remoto, può solcare ambienti impervi. Ovvio che tutto ciò non può farlo durante la tempesta ma in un certo periodo di stasi.

I droni sono eccellenti macchine di comunicazione. Uno dei problemi maggiori in caso di disastro è la mancanza di contatto con il mondo esterno. Anche in Sardegna Cleopatra ha reso muti i cellulari a causa dei danni alle infrastrutture telefoniche. “I droni potrebbero fornire apparecchi stereo di comunicazione per aiutare le persone a tenersi in contatto con i soccorsi” – ha detto Paez. Non è difficile pensare ad un drone che raggiunge i superstiti ai quali può fornire strumenti di comunicazione funzionanti (walkie talkie, telefoni satellitari) per far si che restino in contatto con i volontari e le forze di soccorso. Un altro utilizzo possibile sarebbe quello di poter trasportare viveri e beni di primo aiuto a chi si trova in zone alluvionate. In questo caso i droni potrebbero davvero fare la differenza tra la vita e la morte, potendo trasportare merci per aiutare le persone a sopravvivere oltre le 12 ore con pasti caldi, coperte e aiuti vari.

Allora perché le agenzie nazionali, come la Protezione Civile, non li utilizzano?

“Il problema maggiore è il budget – ci dice Michele Feroli di SiraLab , società che produce sistemi UAV per soggetti pubblici e privati – quando aumenterà la domanda scenderanno i costi, che ancora oggi hanno un certo peso nel bilancio di un’azienda o di un ente. Negli ultimi mesi è cresciuta la domanda di quelli che volgarmente vengono chiamati droni, soprattutto da parte di quelle agenzie che operano sul territorio non solo per monitorare luoghi di interesse ma anche per agire tempestivamente in caso di emergenza”. La causa che blocca l’utilizzo dei droni sarebbe quindi economica. Eppure c’è chi aggira il problema. “Sono più che sicuro che in questi giorni ci sia chi, in Sardegna, sta utilizzando i droni per le azioni di monitoraggio e soccorso – afferma Matteo Dini della DronePoint , che progetta e vende droni per applicazioni amatoriali e professionali – magari non lo fanno con mezzi in possesso delle autorità ma è plausibile che gente comune utilizzi le proprie macchine a disposizione della calamità. Non parliamo di quelle che si vendono nei negozi ma di apparecchi fatti in casa e in grado di volare e monitorare da una certa altezza”.

Ma abbiamo voluto scendere ancora più a fondo nella questione droni/protezione civile, sentendo la versione di chi produce UAV e ne gestisce ingenti quantità direttamente in Sardegna. Raggiungiamo al telefono Silvio Lecca, della CML Srl di Cagliari. “Che ci sia la convinzione che il budget richiesto per l’affitto di un drone sia esagerato è evidente. Ad oggi il prezzo per un rent di un drone semi-professionale, in grado di operare sul territorio in momenti di emergenza come le alluvioni degli ultimi giorni, va dai 1.200 ai 1.500 euro al giorno, a fronte di una macchina che, in totale, costa almeno 20.000 euro. Mi chiedo quando si arriverà a pensare che un costo del genere, per un pre-monitoraggio che possa durare anche un solo giorno, sia davvero irrisorio a fronte di quello che può succedere quando si è disinformati sul territorio dove si vive”.

La CML poi ha anche messo a disposizione di enti locali le proprie macchine e competenze gratuitamente per portare aiuto nelle zone colpite dal disastro. “Ieri ho contattato il vice presidente del consiglio regionale della Sardegna per comunicare la mia disponibilità, ha accettato la mia offerta anche se ad oggi non ho ricevuto risposta” – ci dice rammaricato Lecca. Più grave un episodio che risale a qualche settimana fa quando l’imprenditore cagliaritano ha contattato il sindaco di Capoterra , comune sardo che il 22 ottobre del 2008 fu colpito da una bomba d’acqua che si portò via quattro persone. Al telefono Lecca consigliava al sindaco di effettuare una ricognizione del territorio tramite i suoi droni, visto il pericolo meteo che arrivava dalle previsioni. “Mi disse che non ve ne era bisogno – conclude – spero che gli enti pubblici, non solo sardi, capiscano quanto in realtà ci sia bisogno di preparare le popolazioni a disastri del genere con le tecnologie che abbiamo a disposizione. I droni possono davvero salvare la vita”. 

Lecca ci lascia con un video in anteprima girato questa mattina sul lungomare del Poetto di Cagliari mostrando quale importanza abbia avuto la perturbazione. Qualche giorno prima, cioè sabato 10 novembre, nello stesso contesto il team aveva girato delle immagini di tutt'altro tenore che raccontavano un paesaggio estivo, completamente diverso. Un motivo in più per credere nel monitoraggio preventivo.

   

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