Il computer quantico di Google non è un bluff
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Il computer quantico di Google non è un bluff

Una ricerca dimostra: il super-computer prodotto da D-Wave (e acquistato fra gli altri dal colosso di Mountain View) sfrutta realmente alcuni principi della meccanica quantistica. Ma la strada che porta a un rivoluzionario modello computazionale è ancora tutta da costruire

Ci sono due cose che saltano subito all’occhio guardando questa foto di Geordie Rose:

1) Un paio di sopracciglia foltissime.

2) Lo sguardo perso nel vuoto tipico dei grandi pensatori.

Per chi non lo sapesse Geordie Rose è il fondatore di D-Wave, l’azienda che si è (auto)proclamata la prima e unica realtà in grado di produrre un computer quantico. Dunque, sì, Geordie Rose è in effetti un grande pensatore. Ma a questo punto vi starete chiedendo: cos’è un computer quantico?

Un computer quantistico (o quantico) – ci dice l’onnisciente Wikipedia - è un ipotetico dispositivo per il trattamento ed elaborazione delle informazioni che per eseguire le classiche operazioni sui dati utilizza i fenomeni tipici della meccanica quantistica, come la sovrapposizione degli effetti e l'entanglement.

Ora, probabilmente, avrete le idee più confuse di prima ma vi basti sapere che il computer quantico è considerato il Santo Graal della tecnologia, un po’ come il moto perpetuo per gli studiosi di termodinamica. Uno strumento, per dirla in parole povere, che potrebbe cambiare le regole stesse dell’informatica e – cosa ancora più importante – consentirebbe di sfruttare potenzialità di calcolo molto superiori a quelle offerte dagli attuali supercomputer. Non è un caso che uno dei primissimi esemplari di cervelloni quantici prodotti da D-Wave sia stato acquistato nientemeno da Google, nella convinzione che tutto ciò possa migliorare le prestazioni dei propri data center.

Ma torniamo a Geordie Rose. Quando, era il 2007, il nostro irsutissimo eroe dichiarò al mondo di aver partorito il primo computer quantico nella storia dei computer quantici, una buona fetta di studiosi della materia sobbalzò letteralmente dalla sedia definendo quell’invenzione come un grande bluff. Quella macchina – sentenziarono fior fior di matematici e fisici di mezzo mondo - di quantistico aveva solo la definizione.

Alcuni ricercatori dell'Università della California del Sud hanno voluto capirci di più e si sono messi a studiare il super-computer di D-Wave da cima a fondo. Ne è scaturita una vera e propria ricerca - il cui estratto è stato appena pubblicato sull’autorevole Nature Communications – che in buona sostanza afferma che:

a) Il cervellone creato da Geordie Rose e soci non può essere definito un computer quantico in senso stretto in quanto non utilizza un modello di ricottura simulata (simulated annealing)

b) Che però si basa su alcuni principi teorici della fisica quantistica e in particolare sul modello di ricottura quantistica (quantum annealing)

Come dire che il Santo Graal non è stato ancora trovato ma che in fin dei conti Geordie Rose non può essere considerato un cialtrone, anzi. Secondo gli studiosi il cervellone creato da D-Wave è "coerente" con il modello di ricottura quantistica, simile per certi versi alla ricottura simulata. Spiega, o perlomeno prova a spiegare il curatore della ricerca Daniel Lidar, dalle pagine di Wired.com : "Quando una macchina cerca una soluzione matematica mediante una ricottura simulata è come se volesse trovare il punto più basso all’interno di un paesaggio. È quello che noi chiamiamo "orizzonte energetico". Per farlo, il computer dovrebbe viaggiare a caso all’interno del paesaggio, scalando e discendendo le colline fino a scoprire la valle più profonda. La ricottura quantistica funziona in modo simile, sfruttando un fenomeno quantistico chiamato tunneling, una sorta di scorciatoia quantistica che passa attraverso le colline anziché scalarle".

Google, insomma, può tirare un sospiro di sollievo, il supercomputer acquistato da D-Wave (per una cifra, immaginiamo, con svariati zeri) non è il classico “pacco”. Ma la strada per arrivare a un nuovo e rivoluzionario modello computazionale, con o senza tunnel, è ancora tutta da costruire.

 

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