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Sonos Trueplay, la recensione

Come funziona la tecnologia che ottimizza l’audio del multiroom in base all’ambiente domestico

Da qualche giorno gli utenti Sonos hanno la possibilità di scaricare una versione molto particolare dell’applicazione che consente il controllo remoto del proprio multiroom via smartphone o tablet. L’aggiornamento - disponibile al momento solo per utenti iOS - è di fatto la prima versione del software con Trueplay, la tecnologia che ottimizza, in modo del tutto automatico, la diffusione del suono all’interno degli ambienti domestici.

Dopo averlo testato in anteprima in occasione della conferenza di annuncio, a Santa Barbara, Panorama ha condotto una prova reale (leggasi in casa) della soluzione. In questo articolo vi raccontiamo le nostre prime impressioni.

Cos’è
Prima di spingerci in tutte le valutazioni del caso, vale la pena provare a spiegare cos’è Sonos Trueplay e come funziona. Trueplay è un software di ottimizzazione del suono che si basa su un vera e propria analisi dell'acustica all’interno di un ambiente domestico. Tutto avviene via smartphone: l’app Sonos in pratica utilizza il microfono del telefono (o del tablet) per capire come si propagano le onde sonore in relazione agli oggetti presenti nella stanza; in questo modo può rimodulare le frequenze in uscita affinché garantiscano la miglior esperienza d’ascolto. Non si tratta, è bene precisarlo, di una semplice equalizzazione automatica ma di un algoritmo che valuta l’impatto sonoro di ogni singolo componente del sistema multiroom all’interno della stanza in cui è collocato.

Come si configura
La configurazione di Sonos Trueplay parte in automatico al primo accesso all’app dopo l’aggiornamento: un tutorial ci guida passo passo all’impostazione di ogni singolo diffusore (Sonos Play:1, Play:3 e nuovo Play:5, assenta al momento la soundbar). Mentre lo speaker suona una sorta di onda pulsante, che passa velocemente e ritmicamente dalle frequenze basse a quelle alte, veniamo invitati a brandire il nostro iPhone dall’alto al basso per tutta la stanza, con un gesto che ricorda tanto quello del sacerdote nella fase della benedizione. L’ascolto dura più o meno un minuto, terminato il quale si passa allo speaker successivo, fino al completamento della configurazione.

Funziona davvero?
Per valutare l’efficacia di Sonos Trueplay abbiamo condotto due test differenti. Nel primo, abbiamo collocato gli speaker (una coppia di Play:1 e un Play:3) in posizioni abbastanza standard, agli angoli della sala e sul mobile Tv. Con questa configurazione, l’impatto di Trueplay è stato piuttosto limitato, cosa peraltro segnalataci anche dall’applicazione stessa attraverso una notifica. Per il secondo test, invece, abbiamo optato per condizioni un po’ più estreme, posizionando gli speaker in angoli più nascosti (dietro la tv, le tende e le poltrone). In questo caso, la differenza balza all’occhio, pardon all’orecchio: quello che in origine era un suono ovattato, in alcuni casi anche un po’ impastato per via degli “ostacoli” presenti davanti agli speaker, è diventato in modalità Trueplay decisamente più brillante, pulito, frizzante.

Conclusioni
In definitiva, possiamo dire che i benefici di Trueplay siano direttamente proporzionali al numero di ostacoli che separano l'ascolatatore dai suo diffusori Sonos: chi abita in contesti sovraarredati con gli speaker magari posizionati in angoli un po’ nascosti percepirà in modo netto lo stacco con il passato, gli altri potrebbero quasi non accorgersi della differenza. Al di là di questo, vale la pena sottolineare un aspetto: il software sta acquisendo sempre più peso nel mondo dell'alta fedeltà. Al giorno d’oggi un paio di casse di buona qualità raccontano solo una parte dell’esperienza audio; nell’era dei multiroom, sono anche (e soprattutto) le applicazioni a fare la differenza. E Sonos sembra averlo capito meglio degli altri.

Sonos Trueplay: le foto

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robertocatania