L’auto di Apple: perché è una follia (e perché no)
FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images)
Tecnologia

L’auto di Apple: perché è una follia (e perché no)

Tre motivi per credere all’ipotesi di una Apple Car e tre per non farlo

Cosa se ne fa Apple di decine di ingegneri e tecnici specializzati provenienti da Tesla ed altre realtà del panorama automobilistico? Si potrebbe banalmente rispondere che la società di Cupertino sia alla ricerca di nuovi talenti capaci di dare valore aggiunto ai vari progetti che riguardano l’integrazione dei dispositivi iOS a bordo auto, uno su tutti CarPlay.

Ma considerato il nome in ballo, c’è un’ipotesi ben più suggestiva che solletica l’immaginazione di chiunque operi nel campo dell’informazione: Tim Cook e soci stanno lavorando all’auto del futuro, quella che rivoluzionerà il nostro modo di circolare nel traffico allo stesso modo in cui l'iPhone ha cambiato il nostro modo di comunicare.

Detta così sembra l’ennesima boutade creata ad arte dagli organi di stampa per fare incetta di clic. Ma a ben guardare esistono delle solide, solidissime ragioni a favore di una Apple Car.

Ne parleremo qui di seguito, offrendovi tre buoni motivi per credere all’ipotesi di una vettura firmata Apple e altrettanti per non farlo [Scorri Avanti per continare].

Sì: la sfida con Google (e Uber)

Google sta lavorando sulla cosiddetta self-driving car, l’auto che si guida da sola, e lo stesso starebbe facendo anche Uber. Il futuro della mobilità, per quanto ancora tutto da decifrare, sarà dominato da veicoli intelligenti, capaci di circolare in strada senza l’ausilio del conducente. Il controllo delle tecnologie per il settore automotive rischia di trasformarsi in un business di dimensioni spropositate. Ed Apple non ha nessuna intenzione di lasciare campo aperto alla concorrenza.

Sì: 180 miliardi di dollari in banca

750 miliardi di capitalizzazione azionaria, 180 miliardi di liquidità nelle banche: ha più soldi Apple che GM, Ford e VolksWagen messe insieme. Come dire che le risorse non mancano, anche per un’avventura impegnativa e costosa come quella delle quattro ruote.

Sì: se ce l’ha fatta Tesla, perché non dovrebbe riuscirci Apple?

Nel 2003, Tesla  era poco più di una startup con tante ambizioni e pochi spiccioli nel salvadanaio. Oggi, a distanza di 10 anni, quella di Elon Musk è la società più chiacchierata del mondo automobilistico, una realtà capace di produrre dream car potenti, veloci, sileziosissime e ovviamente super-desiderate. Lo spazio per nuovi player c’è eccome dunque, purché ci siano le idee, lo spirito dell’innovazione e le risorse. Tutte doti che, storicamente, a Cupertino non sono mai mancate.

No: una sfida troppo distante dal core-business

Il feel rouge della tecnologia potrebbe non essere sufficiente per spostare il baricentro delle proprie attività dal touch screen alle quattro ruote. Insomma, un conto è produrre dispositivi elettronici, altra cosa è fare macchine. Il rischio, in questi casi, è fare il passo più lungo della gamba, dando per scontato che un modello vincente sia replicabile in tutti i settori merceologici. A conti fatti, Apple farebbe forse meglio ad acquistare un brand automobilistico già fatto e finito. Ma a quel punto verrebbe meno l'idea di un progetto completamente rivoluzionario, capace cioé di cambiare le regole del gioco.

No: un settore che non rende più come un tempo

Se c’è una cosa che accomuna tutte le attività di Apple è la direzione strategica verso il profitto. La società di Cupertino ha raggiunto e superato il PIL della Svizzera grazie alla sua innata capacità di sviluppare prodotti ad altissimo margine, il che significa produrre a 1 per vendere a 5. Questo modello, però, mal si concilia con le dinamiche dell’industria automobilistica, un settore con margini molto modesti, un altissimo livello di spese e un tempo di turnover decisamente più lungo di quello che caratterizza l’elettronica di consumo: un utente americano cambia telefonino in media ogni 3-4 anni, l’auto dopo 10 anni.

No: il vero obiettivo è l’intelligenza a bordo auto

A ben guardare Apple non ha alcun interesse a costruirsi un auto in casa. Il vero obiettivo è entrare in modo sempre più profondo sui cruscotti delle nostre auto. CarPlay è solo il primo seme di una piattaforma che nei piani di Tim Cook e soci un giorno gestirà tutta l’intelligenza a bordo auto: non solo le chiamate dell’iPhone e le applicazioni di iTunes, dunque, ma anche il movimento dei sedili, la sintonizzazione della radio, l’accensione e lo spegnimento delle luci e così via. Maggiore sarà l’integrazione con l'elettronica delle vetture, più forte sarà l’interesse dei consumatori ad acquistare prodotti della Mela. In fondo a chi non piacerebbe una macchina senza chiave che si apre attraverso il lettore di impronte digitali dell’iPhone?

I più letti

avatar-icon

Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

Read More