Google, per battere Siri studia un cervello virtuale in grado di imparare
Saad Faruque @ Flickr
Tecnologia

Google, per battere Siri studia un cervello virtuale in grado di imparare

Altro che assistente vocale, Google sta lavorando a un vero e proprio cervello, basato su reti neurali artificiali, che sarà incaricato di interpretare il mondo nella sua interezza

Nel caso in cui vi steste chiedendo perché Google, nonostante ci stia lavorando da tempo, non abbia ancora annunciato ufficialmente quale sarà lo sfidante ufficiale di Siri, la risposta è molto semplice: quello sfidante sta ancora studiando. E una volta tanto, non sto usando una metafora.

Lo scorso giugno, nel corso della conferenza Google I/O, Larry Page e soci hanno presentato al pubblico quello che, a prima vista, sembrava poco più che un pedante personal assistant. La particolarità annunciata di Google Now, infatti, era quella di saper inviare all’utente un ampio ventaglio di informazioni nell’esatto momento in cui ne aveva bisogno. Al tempo, i fan di Apple avevano inarcato le sopracciglia preparandosi a deridere quello che appariva come un soffice guanto di sfida a Siri. Quattro mesi dopo, gran parte di quelle sopracciglia si sono abbassate.

Se l’intelligenza artificiale di Siri si basa infatti su un tipo di interfaccia uomo-macchina chiamata Natural Language User Interface , Google Now si appoggia a una Rete Neurale Artificiale , una sorta di software-cervello progettato affinché possa imparare a riconoscere oggetti, immagini, volti, e naturalmente, linguaggi parlati. Una rete neurale artificiale è sostanzialmente un modello matematico costituito da diversi costrutti interconnessi che mimano l’architettura di connessioni di una rete neurale biologica.

Questa tecnologia è stata presentata in sordina lo scorso luglio alla International Conference of Machine Learning di Edimburgo. Lì gli ingegneri di Google hanno dimostrato come, sfruttando il modello neurale a cui abbiamo accennato sopra, il cervello virtuale che anima Google Now sia stato in grado di imparare come distinguere gli oggetti presenti in alcuni video di YouTube. Il sistema è stato in grado di riconoscere 3.200 oggetti differenti, dimostrando una particolare perizia nell’individuare volti umani e felini. La cosa notevole è che, a differenza di altri esperimenti di questo tipo, in questo caso il cervello di Google è stato in grado di auto-insegnarsi a interpretare le immagini, senza bisogno di campioni di riferimento o dell’intervento umano in corso d’opera. Merito in gran parte dell’enorme potenza di calcolo che Google ha dispiegato: 16.000 processori che per dieci giorni, ininterrottamente, hanno passato in rassegna oltre 10 milioni di immagini.

Le ambizioni che Google coltiva riguardo al suo “cervello” sono enormi. Lungi dal volersi limitare al riconoscimento di immagini e volti, gli ingegneri di Mountain View stanno già istruendo la rete neurale di Google Now a imparare il linguaggio umano, con un numero sempre minore di errori di comprensione. Ma questo approccio potrà tornare utile per migliorare una vasta gamma di prodotti Google , dalle auto che si guidano da sole, agli ormai noti Google Project Glass. L’obbiettivo dichiarato è infatti quello di interconnettere, sul maggior numero di livelli possibili, l’enorme quantità di dati di cui Google dispone, così da fornire un contesto (Knowledge Graph ne è l’esempio lampante) che il cervello artificiale di Google Now possa usare per perfezionare il suo apprendimento e la sua evoluzione.

Certo, la distanza tra l’intelligenza artificiale e quella umana è troppo lunga per essere colmata nel breve termine. Tuttavia, in alcuni campi, si stanno già compiendo progressi incoraggianti: “In alcuni test di tipo visivo, stiamo notando performance migliori di quelle umanespiega Jeff Dean, uno degli ingegneri che lavorano a Mountain View “Il team di ricerca, ad esempio, sta iniziando a utilizzare le reti neurali per valutare se una targa [in un’immagine] corrisponda a un numero civico o meno. Con risultati più soddisfacenti delle controparti umane.”

Di questo passo, a Google ne sono sicuri, l’intelligenza artificiale di Google Now sarà in grado di anticipare le nostre richieste fornendoci le informazioni di cui abbiamo bisogno nel momento esatto in cui ci saranno utili. Se così sarà, più che un assistente vocale, avremo in tasca la versione futuribile del Grillo Parlante .

Seguimi su Twitter: @FazDeotto

I più letti

avatar-icon

Fabio Deotto