Le 5 tecnologie indossabili migliori del 2015
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Le 5 tecnologie indossabili migliori del 2015

Dai tatuaggi hi-tech ai reggiseni connessi, dalle lenti olografiche agli smart-cerotti, il panorama wearable non è mai stato così florido

Dici "wearable" e la gente ti guarda di sbieco, puntualizzi con “dispositivi indossabili” e quasi tutti pensano a Apple Watch, tuttalpiù ai Google Glass, per questo quando arrivano analisi che promettono un boom del mercato wearable, la cosa viene accolta da solenni alzate di spalle.

Ma mentre noi continuiamo a pensare a come potrebbe evolversi lo smartphone, il sottobosco hi-tech pullula di innovazioni che orbitano proprio attorno al concetto di tecnologia indossabile. Da alcuni giorni circolano report che prevedono che il settore sfonderà quota 30 miliardi di dollari entro il 2020.

Per avere un'idea di come potrebbe essere il panorama tecnologico di qui ai prossimi cinque anni, ecco le 5 tecnologie indossabili più interessanti del 2015.

1. Lo smart-cerotto


A voler dare retta a chi cerca di venderli, i wearable prima o poi verranno utilizzati per tutto: dal fitness-tracking, ai pagamenti di prossimità, alla realtà aumentata. Ma lo sbocco più promettente di questa tecnologia è di tipo medico. La startup VitalConnect ha sviluppato un dispositivo applicabile sulla pelle come un normale cerotto che consente di monitorare da remoto un ampio ventaglio di valori: pressione sanguigna, respirazione, battito cardiaco, temperatura corporea; grazie a un sofisticato software i dati raccolti dai sensori vengono combinati per riconoscere in tempo reale eventuali complicazioni (ad esempio un'aritmia) e allertare immediatamente chi di dovere.

2. Il tatuaggio hi-tech

Meno la tecnologia è visibile, più ha probabilità di attecchire: è un ritornello che si sente ripetere da almeno 5 anni. C'è una startup che ha preso fin troppo sul serio questo paradigma. Lo scorso novembre Chaotic Moon ha presentato al mondo un esemplare di tatuaggio hi-tech, sostanzialmente si tratta di una serie di sensori applicati direttamente sulla pelle e connessi da un particolare inchiostro elettroconduttivo. In questo modo è possibile non solo monitorare valori biometrici, ma anche tenere traccia della posizione di una persona (si tratti di un soldato in missione o del figlio che hai cominciato a mandare a scuola da solo). Come il patch di Vital Connect, il valore aggiunto dei Tech-Tats è di poter essere posizionati ovunque sul corpo, e quindi essere facilmente nascosti.

3. Gli smart-auricolari

Da quando è uscito Lei, il film di Spike Jonze in cui Joaquin Phoenix si innamora di un sistema operativo, alcune startup stanno facendo a gara per lanciare sul mercato un prodotto il più possibile vicino agli smart-auricolari presenti nel film. Ci è quasi riuscita Bragi, che quest'anno ha lanciato Dash, un paio di auricolari autosufficienti che, oltre a consentire di immagazzinare e ascoltare file musicali senza bisogno di un lettore mp3 o di uno smartphone, consentono di monitorare valori biometrici come battito cardiaco, passi e tempo di percorrenza. Sono resistenti all'acqua, sono dotati un sistema di filtrazione selettiva dei rumori di fondo e di un microfono integrato.

4. Gli occhiali olografici

Mentre Google prova a riprendersi dalla batosta Glass, Microsoft sembra aver trovato il modo di aggirare il problema con un nuovo concetto di smart-occhiali. Il vantaggio principale di HoloLens è quello di fornire un'interfaccia per la realtà aumentata che sia immediatamente intuitiva. Di fatto hanno l'aspetto di un paio di occhiali, si indossano come dei normali occhiali, ma hanno delle lenti olografiche ad alta definizione che consentono di inserire elementi artificiali nella realtà osservata. In parole povere questo significa che HoloLens potrebbe consentire di trasformare lo spazio che ti circonda in una sorta di touchscreen immersivo, aumentando la realtà introducendoci quello che prima era modulabile (e visibile) soltanto su schermo.

5. Gli indumenti (e i reggiseni) biometrici

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Di smart clothing se ne parla da tempo. Sempre per il principio secondo cui la tecnologia deve diventare il più possibile invisibile, l'idea di integrare sensori biometrici direttamente nel tessuto dei vestiti indossati ha già sedotto diversi marchi, tra cui Adidas, molti dei quali si sono finora affidati a una compagnia finlandese, tale Clothing+, che nel 2015 è stata acquisita dall'azienda russa Jabil, che sta per lanciare sul mercato Peak+, un sistema che consente di dotare t-shirt e reggiseni sportivi di un set di sensori biometrici senza compromettere in alcun modo comfort e aspetto. L'obiettivo finale è integrare direttamente nel tessuto sensori per la monitorazione del battito cardiaco e di altri valori che siano in grado di comunicare automaticamente con uno smartphone.

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Fabio Deotto